lunedì 25 gennaio 2010

Secondigliano il fuori e il dentro in pochi pensieri...terza parte


il pensiero di Alfredo...

(foto di M.Cappelli)



il pensiero del fuori...


" Sapevo già cosa avrei visto dentro quello scatolone di cemento, lo

sapevo, ne ero sicuro, mi conosco.

Corridoi, cancelli, chiavi, un campetto di calcio con le porte disegnate

sul muro...Vedevo, sapevo.


Poi, ero lì, una stanza, occhi curiosi,occhi ironici, occhi che

aspettavano. Ero lì e ho capito che anche ciò che conosci nella tua

mente e nella tua anima non è mai così vero e violento come quando sei

dentro nel tempo ..." Alfredo Stoppa



il pensiero del dentro:



" Vorrei tanto sapere scrivere, sono molto contente ogi...stamatina è

una belissima giornata"

" Con la mente fuori dal carcere...figlia...felicità"

"Libbero nonostante mi trovo in carcere, ascoltanto fiabe che mi

riportano alla mia infanzia,grazie di essere qui"

" Vorei tanto sa pere scrivere, sono molto condento ogi...stamatina

è una belissima ggiornata"



domenica 24 gennaio 2010

Laboratorio "Portare fuori" Carcere Secondigliano seconda parte


"Portare fuori"

gli "insegnanti"al completo:
Antonella Ossorio, Io, Marianna Cappelli,
Pio Acito, Fuad Aziz, Alfredo Stoppa, Nicoletta Torre.

Io, Antonella e Marianna ringraziamo in particolare le insegnanti, i ragazzi, gli uomini del
- Braccio S1-S2- che ci è stato assegnato, per la bella ed intensa esperienza di lavoro.


( nella foto in alto i libri nel vento di" zio" Pio foto M.Cappelli)


(l'entrata foto mia )

Sono gli occhi quelli che ti restano più impressi.
Gli occhi sono quelli dei detenuti, affamati e attenti, scrutatori profondi, occhi che cercano nei tuoi la libertà che non hanno, in ogni domanda e in ogni risposta.
I detenuti sono quelli del Carcere di Secondigliano, un penitenziario dove quando entri vuol dire che non uscirai per molto tempo, destinato a chi deve scontare pene definitive.

SI INSEGNA O SI IMPARA?

Entrata nell’aula, rimango in piedi e tanti occhi tra un buongiorno come una monodia si alza e rimbomba nella stanza mi prende un imbarazzo, non so come comportarmi.

Veniamo presentati, ci presentiamo, Io ,Antonella e Marianna e all’improvviso come un corto circuito,

tutto è saltato, il programma e tutto il filo del laboratorio che magistralmente era stato scritto in un italiano perfetto e con punti ben fatti e divisioni ben strutturate, salta.

E tutte le mie domande e le mie paure, le mie protezioni si sono frantumate e ho capito che sarebbe stato un incontro alla pari.

UNA VOCE SOLA

Il laboratorio diventa a quel punto non un apprendimento trasmesso dalla cattedra o da un manuale,

ma un percorso interiore in cui interrogando l’interlecutore escono alla luce i suoi pensieri.

Al centro dell’attività e posto a tutti i presenti un’idea del "sé" attraverso, il disegno la parola e osservando le foto di Marianna Cappelli che portano ricordi legati all’infanzia, n’esce un percorso che attraverso le domande fatte all’interlocutore lo aiuta a mettere in luce il suo pensiero.

Le persone mi renderò conto insieme ad Antonella e Marianna, durante gli incontri passano il confine della lingua scritta, attraverso l’oralità e la domanda, valicando il confine ancora più grande che è l’assenza della comunicazione nella realtà in cui vivono e che li mette sulla difensiva, superando poi nei giorni a venire la fase ostile della richiesta di cattedra, trovando alla fine un profondo equilibrio ed una liberazione anche attraverso il disegno.

Mettendoci alla fine in relazione con loro rendendo le relazioni parallele e non conflittuali.

Nessun merito assoluto, per noi, bensì un rapporto reciproco, uno scambio.

Ecco che le due lingue s’incontrano l’esterno e l’interno entrano in un processo di comunicazione che diventa

una voce sola.

sabato 23 gennaio 2010

Laboratorio"Portare Fuori" al carcere di Secondigliano-Scampia Napoli prima parte






Gli "insegnanti" nella foto
Alfredo Stoppa, Pio Acito, Fuad Aziz, Antonella Ossorio, io e
la fotografa Marianna Cappelli

UN SCELTA DI VIAGGIO

O si guarda o si vive, quando si viaggia in treno, e io lo faccio spesso, guardando dal finestrino a volte s’incrocia un treno che arriva al contrario, quello che percepisco è una presenza, veloce e sfuggente.

E’ un attimo, una frazione di secondo, una piccola presenza con un’altra che si dilegua subito dove poi ognuno resterà con sé stesso.

Per capire la vita dell’altro treno, bisognerebbe esserci, visto così è un treno e basta e nulla più ci viene dato.

Così è stato per me prima di entrare a Secondigliano.

Per valutare la dimensione del carcere ci sono due strade, o quella che guarda dall’alto con le leggi e l’applicazione delle norme, oppure quella dal basso, dal Dentro.

Il carcere reale, si capisce solo dalla parte delle sbarre.

Una scelta quindi, o entrare dall’esterno o dall’interno.

Ho avuto la fortuna di vederne l’interno, seppur brevemente.

per ragioni di sicurezza ci è stato imposto il divieto di fotografare, solo dopo una lunga trattativa ci è stato concesso solo per determinati percorsi e mai direttamente il viso del detenuto.


martedì 12 gennaio 2010

Pioggia


Vi presento Pioggia,
un tursiope dell'arcipelago della Maddalena..
l'ho adottato!

Con il mio piccolo contributo porterò avanti con questa adozione la ricerca nei
Centri Ricerca Delfini attraverso CTS
Pioggia è stata avvistata per la prima volta nel 200o e si tratta di una bellissima femmina giocherellona.
Nel 2003 ha avuto un cucciolo!

Sono pure nonna!